Il referendum lombardo veneto
REFERENDUM LOMBARDO VENETO
21 ottobre: il giorno della vigilia
“Volete voi che la Regione Lombardia,
in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale,
intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato
l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le
relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo
comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui
tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”.
“Vuoi che alla Regione del Veneto
siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?“.
Questi sono i testi delle domande a
cui i cittadini di Lombardia e Veneto saranno tenuti a rispondere il 22 ottobre
in tutti i seggi messi a disposizione dalle due regioni, dove il voto sarà
totalmente digitale.
Il quesito si sviluppa attorno alla
possibilità di trattenere una parte più ampia delle entrate di denaro in cassa che
provengono dalle tasse, riducendo il residuo fiscale, ovvero il saldo tra le
entrate e le uscite in una determinata zona competente ad una delle due
regioni. La richiesta è supportata dal terzo comma dell’articolo 116 della
Costituzione prevede che le regioni possano intavolare una trattativa con lo
Stato per ottenere più competenze rispetto alle 26 disciplinate dall’articolo
117.
Il referendum servirà ad avere più
forza politica nell’avviare una procedura per chiedere maggiore autonomia che
il governo non è obbligato a concedere. I sostenitori del referendum dicono che
un voto dei cittadini potrebbe dare maggior forza politica e potere
contrattuale alla regione che chiede autonomia. I critici, invece, obiettano
che il referendum è soprattutto un tentativo della Lega Nord di farsi
propaganda con un’operazione che ha un costo sulle casse delle regioni, quindi
utilizzando il denaro dei cittadini.
Quasi tutte le altre forze politiche
sostengono i referendum, seppure con vari gradi di scetticismo. Il PD ha
consigliato di votare sì – non vede come negativa di per sé la richiesta di
maggiore autonomia per le regioni che funzionano, e infatti l’Emilia-Romagna è
governata dal PD – ma ha criticato i presidenti di regione per il denaro speso
nell’organizzare una consultazione non necessaria. I suoi esponenti hanno
spesso sottolineato come l’Emilia-Romagna abbia intrapreso lo stesso percorso
senza ricorrere a una costosa consultazione pubblica. Anche Forza Italia si
trova sulle stesse posizioni: e diversi dei suoi leader hanno criticato il
referendum anche perché rischia di dividere il centrodestra. Fratelli d’Italia,
il partito guidato da Giorgia Meloni, è uno dei pochi ad essere esplicitamente
contrari alla consultazione.
In Italia, il voto elettronico è una
novità assoluta, che sarà sperimentata, per la prima volta in occasione di
questo referendum. Agli elettori basterà un clic e il voto sarà cosa fatta. Il
sistema è stato sviluppato da una società olandese, la SmartMatic, che ha vinto
la gara d'appalto indetta dalla Regione. Il presidente del seggio, dopo aver
identificato l'elettore attraverso un documento d'identità, schiaccerà il
pulsante che abilita il tablet.
Sul touchscreen apparirà il quesito
referendario e le tre possibili opzioni: 'Si', 'No' e 'Bianca'. Una volta fatta
la scelta, che si potrà modificare prima del via libera definitivo, basterà
schiacciare 'Votare' per registrare la scelta. I voti saranno registrati nella
memoria della macchina,
che sarà inserita nel tablet prima del via
alle operazioni di voto.
La sera del 22 ottobre non sarà
necessario attendere ore per conoscere l'esito finale del referendum che non
prevede quorum e in ogni caso ha effetto solo consultivo. Contrariamente a
quello indetto lo stesso giorno dal Veneto, che, invece, prevede il
raggiungimento del quorum per essere valido.
22 ottobre: il giorno delle votazioni
In Lombardia
alle 19 aveva votato il 31,81% degli aventi diritto, pari a 2.503.704 elettori.
Come già era accaduto con quello di mezzogiorno, il dato definitivo è stato
reso noto dopo diverse ore. Come già emerso alle 12, fanalino di coda nella
classifica dell'affluenza è la città metropolitana di Milano con 25,78%. La
provincia di Bergamo, trainata dal sindaco del capoluogo Giorgio Gori,
attivista del 'Sì' anche se in chiave anti-leghista, spicca su tutte le altre
province con il 39,75%.
In Veneto,
invece, il dato alle 19 è del 50,1% dei poco meno di 4 milioni di votanti e c'è
chi ipotizza un buon 60% a chiusura di serata, ben oltre il quorum previsto. Si
potrà votare fino alle 23.
Voto elettronico, qualche intoppo: In
Lombardia si vota con i tablet, prima consultazione elettronica in Italia: la
scheda cartacea è infatti sostituita da uno schermo sul quale si può votare sì,
no o scheda bianca. Nel quesito si chiede all’elettore se è favorevole
all’avvio di una trattativa con il governo per trasferire alla Lombardia le 20
competenze concorrenti e le tre negoziabili previste dalla Costituzione e le
relative risorse. In tutto sono 24.700
le voting machine distribuite nelle 9.224 sezioni della Lombardia. A vigilare
sono 6.700 "assistenti digitali" che però non sono riusciti a risolvere
i non pochi problemi che si sono verificati. Apparecchi non funzionanti,
tecnici irreperibili, richieste di sostituzioni e tentativi amatoriali di
risolvere i problemi. E dubbi sulla sicurezza dei dati. Anche nel seggio di
Salvini uno dei tablet era fuori uso.
Twitter e il referendum
sull'autonomia: "I tablet non funzionano? Usiamo i Tamagotchi"
Ministro Martina: "Sprecato
tempo e denaro, oggi astensione consapevole" "Oggi astensione consapevole al
#referendumlombardia. Si è sprecato tempo e denaro per un quesito
inutile": lo scrive in un tweet Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole e
vicesegretario del Partito Democratico. Solo in Lombardia il costo della
consultazione referendaria è di circa 50 milioni.
23 ottobre: il giorno del giudizio
Come ampiamente previsto, i risultati
dei referendum per l'autonomie sanciscono un plebiscito. In Veneto si è epresso
a favore il 98.1 % degli elettori. In Lombardia - dove i dati definitivi sono
arrivati solo in tarda mattinata causa problemi con il conteggio del voto
elettronico - la percentuale supera il 95%. In sostanza: chi è andato alle
urne, lo ha fatto per votare sì. Nella Regione di Luca Zaia, anche l'obiettivo
quorum è centrato (si è recato ai seggi il 57,2% degli aventi diritto), mentre
in Lombardia l'affluenza va poco oltre il 38% (ma il quorum qui non era
necessario). Ma che effetti avrà l'esito della consultazione?
COSA SUCCEDE ORA - Trattandosi di due
referendum consultivi (in sostanza i governanti chiedono alla cittadinanza un
parere), i risultati non sono vincolanti e non avranno effetti immediati.
L'autonomia, come indicato nella Costituzione, dovrà passare prima da un'intesa
tra lo Stato e la Regione interessata. Accordo che potrebbe poi sfociare in una
proposta di legge, che infine dovrà essere approvata all'unanimità dai due rami
del Parlamento.
Dal 23 ottobre i due governatori
potranno avviare una trattativa con il governo nazionale (Zaia parla di
"fine anno"). Trattativa che poteva essere avviata anche senza indire
un referendum (come ha fatto, per esempio in Emilia-romagna il governatore dem,
Stefano Bonaccini). Ma a questa argomentazione Maroni e Zaia controbattono sostenendo
che il mandato popolare li renderà più forti nel negoziato con Palazzo Chigi.
Dal 23 ottobre i due governatori
potranno avviare una trattativa con il governo nazionale (Zaia parla di
"fine anno"). Trattativa che poteva essere avviata anche senza indire
un referendum (come ha fatto, per esempio in Emilia-romagna il governatore dem,
Stefano Bonaccini). Ma a questa argomentazione Maroni e Zaia controbattono
sostenendo che il mandato popolare li renderà più forti nel negoziato con
Palazzo Chigi.
Il negoziato dovrà avvenire
all'interno dei limiti fissati dagli articoli 116 e 117 della Carta. Non è,
quindi, in discussione far diventare Lombardia e Veneto Regioni a statuto
speciale, come Sicilia, Sardegna, Val d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino
Alto Adige (quest'ultima, in realta', costituita dalle Province autonome di
Trento e Bolzano). Per questo sarebbe infati necessario modificare la
Costituzione.
23 MATERIE - Ma Veneto e Lombardia
potranno trattare sul trasferimento di maggiori competenze dallo Stato e, di
conseguenza, di più fondi. L'articolo 117 della Costituzione fissa le 20
materie concorrenti e le tre esclusive dello Stato per cui le Regioni possono
in parte chiedere più autonomia (queste ultime sono: giustizia e norme
processuali, ordinamento civile e penale e giustizia amministrativa; norme
generali sull'istruzione; e tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni
culturali). Le Regioni non possono chiedere alcunché sul fisco, la difesa e la
sicurezza, l'immigrazione, e previdenza sociale.
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